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L’istituzione delle fondamenta della Chiesa


Capitolo due

L’istituzione delle fondamenta della Chiesa

La venuta alla luce del Libro di Mormon

Le visite dell’angelo Moroni

La sera del 21 settembre 1823, tre anni dopo la Prima Visione, Joseph Smith pregò il Signore di perdonare le follie della sua giovinezza e chiese ulteriore guida. Il Signore rispose mandando un messaggero celeste a istruirlo. Joseph scrisse:

«Mi chiamò per nome e mi disse che era un messaggero inviatomi dalla presenza di Dio, e che il suo nome era Moroni; che Iddio aveva un’opera da farmi compiere, e che il mio nome sarebbe stato conosciuto in bene e in male fra tutte le nazioni, razze e lingue, e che se ne sarebbe parlato bene e male fra tutti i popoli.

Disse che esisteva un libro scritto su tavole d’oro e contenente la storia dei primi abitanti di questo continente e della loro origine. Disse pure che in esso era contenuta la pienezza del Vangelo eterno, quale era stata data dal Salvatore a quegli antichi abitanti» (Joseph Smith 2:33–34).

Moroni era stato l’ultimo profeta a scrivere in quegli antichi annali e, seguendo le istruzioni impartite dal Signore, egli li aveva sepolti nella Collina di Cumora. Egli aveva anche sepolto l’Urim e il Thummim, che venivano usati dai profeti dell’antichità e che Joseph Smith avrebbe usato per tradurre gli annali.

L’angelo comandò a Joseph di andare alla collina, che si trovava nelle vicinanze, e gli rivelò molte cose importanti riguardo al lavoro del Signore negli ultimi giorni. Egli disse a Joseph che quando avesse ottenuto le tavole non doveva mostrarle a nessuno, a meno che il Signore non glielo avesse comandato. Moroni tornò da Joseph altre due volte quella notte e una volta ancora il giorno dopo. Ogni volta ripeté il suo importante messaggio e fornì ulteriori informazioni.

Il giorno successivo alle visite dell’angelo Joseph andò alla Collina di Cumora, come gli era stato comandato. Egli disse di quella esperienza:

«Sul lato occidentale di questa collina, non lungi dal vertice, sotto una pianta di grandezza rispettabile, giacevano le tavole, depositate in una cassetta di pietra. Questa pietra era spessa ed arrotondata verso il centro del lato superiore e più sottile verso gli orli, cosicché la parte media ne era visibile sopra il terreno, mentre gli orli erano ricoperti di terra.

Avendo smosso la terra, mi procurai una leva, che fissai sotto l’orlo della pietra, e con un lieve sforzo la sollevai. Guardai dentro, e là infatti vidi le tavole, l’Urim e il Thummim ed il pettorale, come mi era stato riferito dal messaggero» (Joseph Smith 2:51–52).

Apparve l’angelo Moroni, che disse a Joseph di incontrarlo alla collina tra un anno nello stesso giorno e di continuare quegli incontri annuali sino a quando sarebbe venuto il momento di ricevere le tavole. A ogni incontro Moroni impartiva ulteriori istruzioni riguardo a ciò che il Signore avrebbe fatto e a come il Suo regno doveva essere diretto (vedi Joseph Smith 2:27–54).

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Joseph Smith with plates on hill Cumorah

Alla collina di Cumora Joseph Smith ricevette le tavole d’oro dall’angelo Moroni e gli fu comandato di iniziare il lavoro di traduzione.

Il lavoro di traduzione

Il 22 settembre 1827, dopo quattro anni di preparazione, Moroni dette le tavole al profeta Joseph e gli disse di iniziare il lavoro di traduzione. Emma Hale, che Joseph aveva sposato quello stesso anno, lo accompagnò in quell’occasione e lo stava aspettando ai piedi della Collina di Cumora quando suo marito tornò con le tavole. Ella cominciò a dare un aiuto importante al Profeta e per un breve periodo fu uno degli scrivani del Libro di Mormon.

A causa dei ripetuti e incessanti sforzi della plebaglia del luogo per rubare le tavole d’oro, Joseph e Emma furono obbligati a lasciare la loro casa di Manchester, nello Stato di New York. Trovarono rifugio presso il padre di Emma, Isaac Hale, a Harmony, in Pennsylvania, circa duecento chilometri a sud-est di Manchester. Là Joseph iniziò la traduzione delle tavole. Presto si unì a lui il suo amico Martin Harris, prospero agricoltore, che diventò suo scrivano.

Martin chiese a Joseph se poteva portare a casa centosedici pagine già tradotte per mostrarle ai suoi familiari e dimostrare loro la validità del lavoro che stavano svolgendo. Joseph chiese il permesso al Signore, ma la Sua risposta fu no. Martin implorò Joseph di chiedere di nuovo, cosa che Joseph fece con molta riluttanza per altre due volte, e finalmente ricevette il permesso richiesto. Martin si impegnò a mostrare il manoscritto soltanto a certe persone, ma venne meno alla sua promessa, e le centosedici pagine gli vennero rubate. Questa perdita causò a Joseph un dolore inconsolabile, poiché egli pensava che tutti i suoi sforzi per servire il Signore fossero stati vanificati. Egli gridava: «Cosa posso fare? Ho peccato. Sono io che ho tentato l’ira di Dio. Avrei dovuto ritenermi soddisfatto della prima risposta che avevo ricevuto dal Signore»1.

Joseph si pentì sinceramente e dopo un breve periodo, durante il quale le tavole e l’Urim e il Thummim gli furono tolti, il Signore lo perdonò, ed egli ricomiciò il lavoro di traduzione. Il Signore gli comandò di non ritradurre il materiale perduto, che conteneva un resoconto storico. Joseph doveva invece tradurre altre tavole composte dal profeta Nefi che coprivano lo stesso periodo di tempo, ma contenevano importanti profezie su Cristo e altri scritti sacri. Il Signore aveva previsto la perdita delle centosedici tavole e aveva ispirato Nefi a comporre quella seconda redazione (vedi 1 Nefi 9; DeA 10:38–45; vedi anche DeA 3 e 10, ricevute durante quel periodo).

A quel tempo Joseph ebbe la fortuna di potersi avvalere dell’aiuto di Oliver Cowdery, un giovane maestro di scuola che era stato mandato dal Signore a casa del Profeta. Oliver cominciò a scrivere il 7 aprile 1829. Riguardo a quello straordinario periodo di tempo egli disse: «Quelli furono giorni indimenticabili! Sedere e ascoltare una voce diretta dall’ispirazione celeste mi riempiva l’anima della gratitudine più profonda» (Joseph Smith 2:71; nota a piè di pagina).

Oliver dichiarò inoltre: «Questo libro è vero… Lo scrissi io stesso, così come usciva dalle labbra del Profeta. Esso contiene il Vangelo eterno e viene in adempimento delle rivelazioni di Giovanni, là dove è scritto che egli vide un angelo che volava in mezzo al cielo, recante l’evangelo eterno per annunziarlo a ogni nazione, lingua e popolo. Contiene i principi della salvezza. E se camminerete nella sua luce e obbedirete ai suoi precetti sarete salvati nell’eterno regno di Dio»2.

Nel bel mezzo di questo lavoro Joseph e Oliver si accorsero che la loro dedizione alla traduzione degli annali li aveva fatti rimanere senza cibo e senza denaro; non avevano neppure il necessario per scrivere. Venuto a conoscenza della loro situazione, Joseph Knight sen., ex datore di lavoro e amico del Profeta, decise di venire in loro aiuto. Egli descrisse così la natura del suo tempestivo intervento:

«Acquistai un barile di maccarelli e alcuni fogli di carta rigata per scrivere… Comprai circa nove o dieci moggi di grano e cinque o sei moggi di patate». Poi fece visita ai due uomini a Harmony e ricorda che «Joseph e Oliver erano andati a vedere se riuscivano a trovare un lavoro che consentisse loro di acquistare delle provviste, ma non lo avevano trovato. Tornarono a casa e mi trovarono là con le provviste, e furono molto felici poiché avevano esaurito tutte le scorte… Poi tornarono al lavoro, con provviste sufficienti sino al completamento del lavoro di traduzione»3.

Non dobbiamo stupirci se il profeta Joseph disse di quest’uomo giusto: «Si dirà di lui da parte dei figli di Sion, finché ne rimarrà uno, che costui fu un uomo fedele in Israele; pertanto il suo nome non sarà mai dimenticato»4.

A causa delle crescenti persecuzioni Joseph e Oliver lasciarono Harmony e portarono a termine il lavoro di traduzione nella fattoria d Peter Whitmer a Fayette, nello Stato di New York, durante il mese di giugno 1829. Il completamento di questo lavoro in circostanze tanto difficili è un vero miracolo moderno. Nonostante la poca istruzione, Joseph Smith dettò la traduzione in poco più di due mesi di effettivo lavoro e fece pochissime correzioni. Il libro oggi è essenzialmente come egli lo tradusse, ed è stato la fonte della testimonianza di milioni di persone in tutto il mondo. Joseph Smith fu un possente strumento nelle mani del Signore nel portare alla luce le parole degli antichi profeti per il bene dei santi negli ultimi giorni.

I testimoni del Libro di Mormon

Mentre il profeta Joseph Smith si trovava a Fayette, il Signore rivelò che Oliver Cowdery, David Whitmer e Martin Harris dovevano essere tre testimoni speciali ai quali sarebbe stato permesso di vedere le tavole d’oro (vedi 2 Nefi 27:12; Ether 5:2–4; DeA 17). Essi, insieme a Joseph, avrebbero potuto portare testimonianza dell’origine e della verità di quegli antichi annali.

David Whitmer scrisse: «Andammo nei boschi là vicino, ci mettemmo a sedere su un tronco e parlammo per un po’. Poi ci inginocchiammo e pregammo. Joseph pregò. Quindi ci alzammo e ci sedemmo sul tronco, e stavamo conversando quando improvvisamente una luce scese da sopra di noi e ci circondò per un certo spazio attorno a noi, e l’angelo apparve davanti a noi». Quell’angelo era Moroni. David disse che egli «era vestito di bianco, e parlò chiamandomi per nome e disse: «Benedetto è colui che osserva i Suoi comandamenti». Davanti a noi fu messo un tavolo, e su di esso furono deposti gli annali. Gli annali dei Nefiti, dai quali il Libro di Mormon è stato tradotto, le tavole di bronzo, la sfera e i direttori, la spada di Laban e altre tavole»5. Mentre gli uomini esaminavano quegli oggetti, udirono una voce che diceva: «Queste tavole sono state rivelate con il potere di Dio e sono state tradotte con il potere di Dio. La loro traduzione che avete veduto è corretta, e io vi comando di portare testimonianza di ciò che ora vedete e udite»6.

Poco dopo questo avvenimento Joseph Smith mostrò le tavole a altri otto testimoni, i quali le tennero tra le mani in una località isolata nelle vicinanze della casa degli Smith a Manchester, Stato di New York. Le testimonianze di entrambi i gruppi di testimoni sono scritte all’inizio del Libro di Mormon.

La predicazione con il Libro di Mormon

Quando il lavoro di traduzione fu completato, il Profeta prese accordi con Egbert B. Grandin di Palmyra per la stampa del Libro di Mormon. Martin Harris contrasse un’ipoteca con il signor Grandin per garantire il pagamento dei tremila dollari richiesti per stampare cinquemila copie del libro.

Le prime copie del Libro di Mormon furono messe a disposizione del pubblico presso il negozio di libri di E. B. Grandin il 26 marzo 1830. Tra i primi missionari che utilizzarono il volume appena uscito dalle stampe fu Samuel Smith. Nell’aprile 1830 egli fece visita alla locanda Tomlinson nel comune di Mendon, Stato di New York. Là egli vendette una copia del libro a un giovane di nome Phineas Young, fratello di Brigham Young.

Nel mese di giugno fece a ritroso il cammino, e questa volta lasciò una copia del Libro di Mormon a casa di John P. Greene a Bloomfield, nello Stato di New York. John aveva sposato Rhoda Young, sorella di Brigham Young. Poi John Young, padre di Brigham, venne in possesso del libro, lo portò a casa e lo lesse per intero. Egli disse che «era la più grande opera e la più esente da errori di qualsiasi cosa che egli avesse mai visto, non esclusa la Bibbia»7.

Sebbene Brigham Young fosse venuto a conoscenza del contenuto del libro sin dalla primavera del 1830 sia tramite i suoi familiari che i missionari, aveva bisogno di un po’ di tempo per esaminarlo attentamente. Egli dichiarò: «Esaminai la questione con serietà per due anni prima di prendere la decisione di accettare quel libro. Sapevo che esso era vero, come sapevo che vedevo con i miei occhi e sentivo con le mie dita, e sentivo altre cose tramite i miei sensi. Se non fosse stato così, non avrei potuto abbracciarlo sino ad oggi… Desideravo avere il tempo sufficiente per scoprire tutte le cose da me»8.

Brigham Young fu battezzato il 14 aprile 1832. Dopo il battesimo e la confermazione egli dichiarò: «Secondo le parole del Salvatore mi sentivo umile, con lo spirito come quello di un fanciullo, che mi portava testimonianza che i miei peccati erano stati perdonati»9. In seguito sarebbe diventato apostolo e infine secondo presidente della Chiesa.

La restaurazione del Sacerdozio di Aaronne e del Sacerdozio di Melchisedec

Quando l’angelo Moroni si incontrò per la prima volta con Joseph Smith sulla Collina di Cumora nel settembre 1823 gli diede importanti istruzioni riguardo alla restaurazione dell’autorità del sacerdozio sulla terra, fra le quali la seguente dichiarazione: «Quando le tavole d’oro saranno interpretate il Signore darà il santo sacerdozio ad alcuni, ed essi inizieranno a proclamare questo Vangelo e a battezzare con l’acqua, e dopo di ciò avranno il potere di conferire lo Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani»10.

Nella primavera del 1829 Joseph partecipò al parziale adempimento delle parole dell’angelo. Mentre egli e Oliver Cowdery stavano traducendo il Libro di Mormon, trovarono menzione del battesimo per la remissione dei peccati. Il 15 maggio chiesero ulteriore conoscenza su questo argomento al Signore in preghiera. Mentre levavano al cielo le loro invocazioni sulle sponde del Fiume Susquehanna, ai due uomini apparve un messaggero celeste. Egli si presentò come Giovanni Battista dei tempi del Nuovo Testamento. Ponendo le mani sul capo di Joseph e Oliver egli disse: «A voi, miei compagni di servizio, nel nome del Messia, io conferisco il Sacerdozio di Aaronne, che detiene le chiavi del ministero degli angeli, e del Vangelo di pentimento e del battesimo per immersione per la remissione dei peccati» (DeA 13:1).

Dopo questa ordinazione Joseph e Oliver si battezzarono l’un l’altro, com’era stato comandato da Giovanni Battista, e si ordinarono l’un l’altro al Sacerdozio di Aaronne. Giovanni disse loro che il «Sacerdozio di Aaronne non aveva il potere di imporre le mani per il dono dello Spirito Santo, ma che ci sarebbe stato conferito questo potere più tardi». Egli disse anche che «agiva sotto la direzione di Pietro, Giacomo e Giovanni, che detenevano le chiavi del Sacerdozio di Melchisedec, il quale Sacerdozio, disse egli, ci sarebbe stato conferito a tempo debito» (Joseph Smith 2:70, 72; vedi anche 2:68–72).

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Joseph Smith and Oliver Cowdery recieving the Melchizedek Priesthood

Pietro, Giacomo e Giovanni apparvero a Joseph Smith e Oliver Cowdery e conferirono loro il Sacerdozio di Melchisedec.

Il Profeta disse di quella esperienza: «Immediatamente dopo essere usciti dall’acqua dopo il nostro battesimo, ricevemmo grandi e gloriose benedizioni dal nostro Padre celeste. Avevo appena battezzato Oliver Cowdery che lo Spirito Santo scese su di lui ed egli si levò e profetizzò molte cose che sarebbero avvenute di lì a poco. E di nuovo, non appena io fui stato battezzato da lui, ricevetti lo spirito di profezia e, ritto in piedi, profetizzai sul sorgere di questa chiesa e molte altre cose relative alla Chiesa e a questa generazione dei figli degli uomini. Noi fummo riempiti dello Spirito Santo e gioimmo nell’Iddio della nostra salvezza» (Joseph Smith 2:73).

In seguito Pietro, Giacomo e Giovanni apparvero a Joseph e Oliver e conferirono loro il Sacerdozio di Melchisedec. Essi conferirono loro anche le chiavi del regno di Dio (vedi DeA 27:12–13; 128:20). Il Sacerdozio di Melchisedec è la più alta autorità conferita agli uomini sulla terra. Grazie a questa autorità il profeta Joseph Smith poté organizzare la Chiesa di Gesù Cristo in questa dispensazione e cominciare a istituire i vari quorum del sacerdozio così come sono conosciuti nella Chiesa oggi.

L’organizzazione della Chiesa

Il Signore rivelò a Joseph Smith che il 6 aprile 1830 era il giorno in cui doveva essere organizzata la Chiesa di Gesù Cristo in questa dispensazione (vedi DeA 20:1). Furono mandati avvisi a credenti e amici, e circa cinquantasei uomini e donne si riunirono nella casa di tronchi di Peter Whitmer sen. a Fayette, Stato di New York. Sei uomini furono scelti dal Profeta perché lo assistessero nell’organizzazione, «in conformità con le leggi del nostro paese, per la volontà ed i comandamenti di Dio» (DeA 20:1).

Il Profeta scrisse: «Avendo aperto la riunione con una solenne preghiera al nostro Padre celeste, procedemmo, secondo il comandamento dato in precedenza, a interpellare i nostri fratelli per sapere se essi ci accettavano come loro insegnanti per quanto attiene alle cose del regno di Dio e se acconsentivano che noi procedessimo ad organizzarci come chiesa, secondo detto comandamento che avevamo ricevuto. Essi accettarono con voto unanime queste proposte»11.

Con il consenso dei presenti Joseph ordinò Oliver anziano della Chiesa, e Oliver ordinò anziano il Profeta, com’era stato comandato dal Signore. Il sacramento fu benedetto e distribuito ai fedeli presenti. Coloro che erano stati battezzati furono confermati e fu conferito loro il dono dello Spirito Santo. Il Profeta disse che «lo Spirito Santo si riversò su di noi in grande abbondanza: alcuni profetizzarono, mentre tutti lodavano il Signore e gioivano grandemente»12. Durante quella riunione Joseph ricevette una rivelazione, nella quale il Signore comandava alla Chiesa di dare ascolto alle parole del profeta come se provenissero dal Signore stesso (vedi DeA 21:4–6).

Gli elementi presenti in quella riunione del 1830 continuano ad esistere nella Chiesa oggi: esercizio della legge del consenso comune, canto, preghiera, distribuzione del sacramento, espressione di testimonianze personali, conferimento del dono dello Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani, ordinazioni, rivelazione personale e rivelazione tramite i dirigenti del sacerdozio.

La madre di Joseph, Lucy Mack Smith, descrisse la commovente scena che ebbe luogo il giorno in cui fu battezzato Joseph Smith sen., padre del Profeta: «Quando il signor Smith uscì dall’acqua, Joseph stava sulla riva. Prendendo suo padre per mano egli esclamò, con gli occhi pieni di lacrime di gioia: ‹Sia lodato il mio Dio! Ho vissuto abbastanza da vedere mio padre battezzato nella vera chiesa di Gesù Cristo!›»13 Joseph Knight sen. disse di quel momento: «Il Profeta era pieno dello Spirito… la sua gioia era completa. Penso che egli vedesse il grande lavoro che aveva iniziato e che desiderava portare a termine»14.

Tra padre e figlio c’era un forte legame affettivo. Più tardi, in un elogio di suo padre, il Profeta disse: «Amo mio padre e la sua memoria… e la memoria delle sue nobili azioni continua a riempirmi la mente, e molte delle sue parole gentili e paterne sono incise nel mio cuore»15.

Lo stesso affetto che esisteva tra il Profeta e suo padre era manifestato anche da Joseph Smith sen. verso suo padre Asael Smith. Nell’agosto 1830 Joseph Smith sen. portò alcune copie del Libro di Mormon a nord-est nella Contea di St. Lawrence, Stato di New York, per donarle a suo padre, a sua madre e ai suoi fratelli e sorelle. Asael Smith lesse quasi interamente il libro prima di morire nell’ottobre 1830, e dichiarò che suo nipote, Joseph Smith jun., «era proprio il profeta che egli sapeva da sempre che sarebbe sorto nella sua famiglia»16. Altri tre figli di Asael infine si unirono alla Chiesa: Silas, John e Asael jun. Il Profeta ebbe il privilegio di vedere tutti i suoi parenti più stretti, e molti componenti della famiglia di suo padre, scendere nelle acque del battesimo.

Sidney Rigdon, che in seguito fece parte della Prima Presidenza, parlò degli umili inizi della Chiesa e della grande visione del suo futuro che gli organizzatori avevano anche allora: «Incontrai tutti i membri della Chiesa in una piccola casa di tronchi di circa sei metri di lato, nelle vicinanze di Waterloo, nello Stato di New York, e cominciammo a parlare del regno di Dio come se il mondo obbedisse al nostro comando… parlavamo con grande fiducia… nonostante che non fossimo in molti… vedevamo in visione la chiesa di Dio mille volte più grande… mentre il mondo ignorava del tutto la testimonianza dei profeti e non aveva idea di ciò che Dio stava per compiere»17.

Gli avvenimenti occorsi il 6 aprile 1830 nella parte occidentale dello Stato di New York hanno cambiato la vita di milioni di persone. Da un piccolo numero di convertiti in una piccola casa di tronchi, il Vangelo si è propagato in tutto il mondo. Ora la Chiesa è presente in molti paesi, spesso in una situazione tanto umile quanto quella in cui si trovava quando fu organizzata a Fayette. I santi di tutto il mondo gioiscono e trovano conforto nella promessa del Salvatore: «Là dove due o tre sono riuniti in nome mio… ecco, Io sarò in mezzo a loro» (DeA 6:32).

«Recatevi nell’Ohio»: il raduno di Israele negli ultimi giorni

La persecuzione a Colesville

Lo stesso mese in cui fu organizzata la Chiesa il profeta Joseph Smith andò in missione per ammaestrare i suoi amici, i componenti della famiglia di Joseph Knight sen., che abitavano a Colesville, nello Stato di New York. Il 28 giugno molti componenti e amici della famiglia Knight si dichiararono pronti a stringere l’alleanza battesimale.

C’era una forte opposizione alla predicazione del Vangelo a Colesville, e la plebaglia cercò di impedire il battesimo distruggendo la diga che i Fratelli avevano costruito allo scopo di creare uno specchio d’acqua sufficiente per le loro necessità. Tuttavia la diga fu presto riparata. Joseph Knight jun. descrisse i mezzi ai quali ricorsero i nemici della fede: «Mentre tornavamo a casa dopo essere stati battezzati incontrammo molti nostri vicini, i quali ci segnavano a dito e chiedevano se eravamo stati a lavare le pecore… Quella notte i nostri carri furono rovesciati e su di essi furono ammucchiati dei tronchi, alcuni furono spinti nell’acqua, pezzi di legno furono ammucchiati contro le nostre porte, le catene dei carri furono gettate nel torrente e furono fatti altri danni»18.

Nello stesso tempo coloro che si opponevano al Profeta si adoperarono per farlo arrestare e processare per disturbo della quiete pubblica. Ma Joseph Knight sen. assunse dei legali, che lo fecero subito assolvere da tutte le accuse.

Ogni volta che la Chiesa è sul punto di compiere un importante passo avanti sembra che il nemico di ogni giustizia organizzi uno sforzo concertato per impedire il progresso del regno di Dio. Ma i devoti santi di Dio vincono le difficoltà e diventano più forti, come fecero i santi di Colesville, che fecero appello alle loro energie per diventare un ramo forte e unito.

Missionari presso gli Indiani

Nel settembre e ottobre 1830 quattro giovani furono chiamati per rivelazione a portare il Vangelo e il messaggio del Libro di Mormon agli Indiani delle Americhe, che erano i discendenti dei popoli del Libro di Mormon. Questi missionari erano Oliver Cowdery, Peter Whitmer jun., Parley P. Pratt e Ziba Peterson (vedi DeA 28:8; 30:5–6; 32). Essi percorsero centinaia di chilometri in condizioni molto difficili e poterono predicare agli Indiani Catteraugus nelle vicinanze di Buffalo, Stato di New York, ai Wyandot dell’Ohio e infine ai Delaware che vivevano nell’ovest dello Stato del Missouri. Ma essi ottennero il maggior successo presso i coloni di Kirtland, nell’Ohio, e nelle vicinanze, dove convertirono centoventisette persone. Dopo la partenza dei missionari, il numero dei santi dell’Ohio ben presto arrivò a diverse centinaia di persone, grazie al lavoro di proselitismo dei membri della Chiesa del luogo.

La chiamata al raduno nell’Ohio

Sidney Rigdon, già ministro di culto e da poco convertito alla Chiesa nella zona di Kirtland, e un suo amico non appartenente alla Chiesa, Edward Partridge, erano ansiosi di incontrare il Profeta e di conoscere meglio gli insegnamenti della Chiesa. Nel dicembre 1830 essi percorsero più di quattrocento chilometri per raggiungere Fayette, nello Stato di New York, e fare visita a Joseph Smith. Lo invitarono quindi a chiedere al Signore quale fosse la Sua volontà riguardo a loro e ai santi di Kirtland. In risposta il Signore rivelò che i santi dello Stato di New York dovevano radunarsi nell’Ohio (vedi DeA 37:3). Nella terza e ultima conferenza della Chiesa tenuta nello Stato di New York nella fattoria dei Whitmer il 2 gennaio 1831, il Signore ripeté questa direttiva ai fedeli:

«Ed affinché possiate sfuggire al potere del nemico ed essere radunati in me, come popolo giusto, senza macchia né biasimo – Per questa ragione, Io vi diedi il comandamento che vi rechiate nell’Ohio; e là Io vi darò la mia legge; là sarete dotati di potere dall’alto» (DeA 38:31–32). Questa fu la prima chiamata al raduno rivolta ai santi di questa dispensazione.

Anche se alcuni membri della Chiesa non vollero disfarsi delle loro proprietà e compiere il lungo viaggio dallo Stato di New York all’Ohio, la maggioranza dei santi dette ascolto alla voce del Pastore che chiamava al raduno Israele. Newel Knight è un esempio dei discepoli che seguirono le direttive del sacerdozio e risposero positivamente alla chiamata:

«Tornato a casa dalla conferenza, in obbedienza al comandamento che era stato dato, io, insieme con il Ramo di Colesville, cominciai a fare i preparativi per andare nell’Ohio… Com’era logico aspettarsi, fummo obbligati a fare grandi sacrifici nel disporre delle nostre proprietà. Dedicai la maggior parte del mio tempo a incontrarmi con i fratelli per aiutarli a mettere in ordine i loro affari, in modo che potessimo viaggiare insieme, in un solo gruppo»19.

Anche Joseph Knight sen. è un esempio di coloro che furono disposti a compiere sacrifici nel vendere le loro proprietà per unirsi al Profeta nell’Ohio. Il semplice annuncio che egli fece pubblicare nel giornale Broome Republican rivela il suo impegno verso il Vangelo: «è in vendita la fattoria di Joseph Knight, situata nel comune di Colesville, nelle vicinanze del Ponte di Colesville-delimitata da un lato dal Fiume Susquehanna, di circa sessanta ettari. Sul terreno insistono due case, un buon fienile e un ottimo frutteto. Prezzo di vendita molto vantaggioso»20 Circa sessantotto membri di Colesville si misero in viaggio verso l’Ohio alla metà di aprile del 1831.

Altrettanto obbedienti al comandamento del Signore si dimostrarono ottanta santi del Ramo di Fayette e cinquanta del Ramo di Manchester, che lasciarono le loro case all’inizio del maggio 1831. A Lucy Mack Smith, madre del Profeta, fu chiesto di occuparsi dell’esodo dei fedeli da Fayette. Quando arrivarono a Buffalo, nello Stato di New York, essi trovarono che il porto sul Lago Erie era bloccato dal ghiaccio e che il battello a vapore che doveva trasportare i santi di Fayette non era in grado di salpare. In quella difficile situazione ella esortò i membri della Chiesa a esercitare la loro fede: «Ora, fratelli e sorelle, se volete tutti levare le vostre preghiere al cielo affinché il ghiaccio possa rompersi e noi siamo liberi di poter partire, sicuramente come vive il Signore ciò avverrà». In quello stesso momento si udì un rumore simile a quello del tuono: il ghiaccio si divise e si formò uno stretto passaggio, attraverso il quale il battello poté muoversi. Subito dopo che furono passati il ghiaccio si richiuse, ma ormai essi erano in acque aperte e poterono continuare il viaggio. Dopo questa manifestazione del favore divino il gruppo si radunò per tenere una riunione di preghiera, per ringraziare Dio per la misericordia dimostrata verso di loro21.

Alla metà di maggio tutti i rami della Chiesa dello Stato di New York erano riusciti ad attraversare in battello il Lago Erie e a raggiungere Fairport Harbor, nell’Ohio, dove furono accolti dagli altri santi e accompagnati alle loro destinazioni a Kirtland e a Thompson. Il grande raduno di Israele degli ultimi giorni era iniziato. I santi ora si trovavano nella condizione di poter essere istruiti insieme dai servi eletti del Signore, perché potessero conoscere le Sue leggi e costruire sacri templi.

Note

  1. Lucy Mack Smith, History of Joseph Smith (1958), 128.

  2. Reuben Miller Journals, 1848-1849, 21 ottobre 1848; Historical Department, Archives Division, The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints; in seguito indicati come LDS Church Archives.

  3. Dean Jessee, «Joseph Knight’s Recollection of Early Mormon History», BYU Studies, autunno 1976, 36.

  4. History of the Church, 5:124-125.

  5. The Saints’ Herald, 1 marzo 1882, 68.

  6. History of the Church, 1:55.

  7. «History of Brigham Young», Millennial Star, 6 giugno 1863, 361.

  8. Brigham Young, in Journal of Discourses, 3:91.

  9. «History of Brigham Young», Millennial Star, 11 luglio 1863, 438.

  10. «Letter from Oliver Cowdery to W. W. Phelps», Latter-day Saints’ Messenger and Advocate, ottobre 1835, 199.

  11. History of the Church, 1:78.

  12. History of the Church, 1:78.

  13. Lucy Mack Smith, History of Joseph Smith, 168.

  14. Dean Jessee, «Joseph Knight’s Recollection of Early Mormon History», 37.

  15. History of the Church, 5:126.

  16. History of the Church, 2:443.

  17. «Conference Minutes» Times and Seasons, 1 maggio 1844, 522-523.

  18. Joseph Knight Autobiographical Sketch, 1862; LDS Church Archives.

  19. Newel Knight, citato da Larry Porter, «A Study of the Origins of The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints in the States of New York and Pennsylvania, 1816-1831» (tesi di laurea, Università Brigham Young, 1971), 296.

  20. Broome Republican, 5 maggio 1831; citato da Larry Porter, «A Study of the Origins of The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints», 298-299; corsivo dell’autore.

  21. Lucy Mack Smith, History of Joseph Smith, 204.