Storia della Chiesa
20 Presagi funesti


“Presagi funesti”, capitolo 20 di Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, Volume 2, Nessuna mano profana, 1846–1893 (2019)

Capitolo 20: “Presagi funesti”

Capitolo 20

Presagi funesti

Immagine
carro trainato da muli diretto verso un passo di montagna

Nell’estate del 1858, all’incirca nel periodo in cui l’esercito attraversò Salt Lake City, un insegnante di scuola di nome Karl Maeser ricevette un’allettante offerta dalla famiglia di John Tyler, ex presidente degli Stati Uniti. Da mesi Karl impartiva lezioni di musica ai figli di John e Julia Tyler presso una grande piantagione nel sud degli Stati Uniti. Immigrato tedesco, per la sua buona istruzione, le sue maniere da gentiluomo e il suo sottile umorismo Karl aveva fatto colpo sui Tyler, che ora volevano pagargli uno stipendio affinché vivesse vicino a loro e continuasse ad insegnare ai loro figli.1

L’offerta era quasi troppo generosa per rifiutare. Una crisi finanziaria aveva indebolito l’economia subito dopo l’arrivo di Karl e di sua moglie, Anna, dalla Germania. Decine di migliaia di persone avevano perso il lavoro nelle città di tutti gli Stati Uniti, del Canada e dell’Europa. Per un certo periodo, Karl e Anna avevano avuto difficoltà a trovare lavoro e mettere cibo in tavola. Insegnare ai figli dei Tyler aveva dato ai Maeser e al loro figlioletto di tre anni, Reinhard, una certa stabilità economica.2

Karl, però, non aveva intenzione di accettare l’offerta dei Tyler. Una volta aveva detto a Julia che tutto ciò di cui aveva bisogno per essere felice erano una piccola casa e un giardino per la sua famiglia. Quello che non le aveva detto era che lui e Anna erano santi degli ultimi giorni venuti negli Stati Uniti per radunarsi a Sion. Una ragione per cui Karl aveva cercato lavoro nel sud, oltre che per provvedere alla propria famiglia, era per guadagnare il denaro necessario per emigrare a ovest.3

Karl aveva sentito parlare per la prima volta della Chiesa quando viveva in Germania. Dopo aver letto un libro ostile alla Chiesa e al suo messaggio, aveva contattato i dirigenti della Missione europea. L’apostolo Franklin Richards e un missionario di nome William Budge presto si erano recati in Germania e avevano insegnato il Vangelo alla sua famiglia. Karl e Anna lo avevano accettato subito.

Poiché in Germania unirsi alla Chiesa era illegale, Franklin aveva battezzato l’insegnante di notte. Quando era uscito dall’acqua, Karl aveva levato le mani al cielo e aveva pregato: “Padre, se ciò che ho appena fatto Ti compiace, dammi una testimonianza e qualsiasi cosa Tu richiederai dalle mie mani, io la farò”4.

Karl non conosceva l’inglese a quel tempo, così lui e Franklin parlavano grazie a un interprete. Mentre tornavano in città, però, Karl e Franklin improvvisamente iniziarono a capirsi l’un l’altro, come se parlassero entrambi la stessa lingua. Questa manifestazione del dono delle lingue fu la testimonianza che Karl aveva richiesto, ed egli intendeva rimanere fedele alla parola data a qualsiasi costo.5

Ora, tre anni più tardi, si stava ancora sforzando di mantenere la promessa fatta al momento del battesimo. Determinato a raggiungere Sion, Karl rifiutò l’offerta dei Tyler e si trasferì con la famiglia a Philadelphia, una grande città negli stati del nord-est, dove ben presto fu chiamato a presiedere a un piccolo ramo della Chiesa.6

Prima della recente crisi nello Utah, tali rami avevano avuto un ruolo di massima importanza nel sostenere l’opera missionaria e l’emigrazione, difendere la Chiesa dai critici e influenzare il governo in suo favore. Dopo che Brigham Young aveva richiamato a casa i missionari e aveva esortato i santi dell’Est a trasferirsi a ovest, tuttavia, a molti dei rami orientali mancavano i membri o i fondi per continuare queste attività.7

Essere un santo degli ultimi giorni poteva rivelarsi difficile all’Est. La reputazione della Chiesa nella regione era precipitata nell’ultimo decennio. Molti continuavano a credere che i santi fossero ribelli e antipatriottici. Un dirigente della Chiesa aveva ricevuto una minaccia di morte a New York City e alcuni santi erano stati ricoperti di catrame e piume a causa delle loro convinzioni. Altri mantenevano segreta la loro appartenenza alla Chiesa per evitare ulteriori persecuzioni.8

A Philadelphia, Anna guadagnava del denaro facendo la sarta e la domestica mentre Karl ministrava ai membri del ramo, partecipava alle conferenze regionali della Chiesa e dava una mano a pianificare la stagione migratoria successiva. Facevano quello che potevano per rafforzare il loro piccolo ramo.9 Tuttavia, affinché la Chiesa prosperasse lì e in tutto il mondo, i santi dovevano contrastare le false idee e le false concezioni che abbondavano a loro riguardo.

Inoltre, avevano bisogno che più missionari tornassero sul campo e portassero avanti l’opera di salvezza.


All’inizio di settembre del 1858, George Q. Cannon stava pubblicando il Deseret News a Fillmore, una città dello Utah centrale. Il giornale normalmente aveva la sua sede centrale a Salt Lake City, ma quando i santi quell’anno si erano trasferiti a sud, George e la sua famiglia avevano imballato la pesante attrezzatura per la stampa e l’avevano trasportata per duecentoquaranta chilometri fino a Fillmore.10

Ora che fare ritorno a Salt Lake City era sicuro, George decise di riportare le operazioni di stampa a nord. Il 9 settembre, lui e il fratello minore David caricarono l’attrezzatura per la stampa sui carri e si avviarono verso la città con la famiglia di George, che stava crescendo. George ed Elizabeth ora avevano un figlio di un anno, John, e un altro bambino in arrivo. George aveva anche sposato una seconda moglie, Sarah Jane Jenne, anch’ella in dolce attesa.

Quattro giorni dopo aver lasciato Fillmore, i Cannon si fermarono per riposare in una città a circa centodieci chilometri da Salt Lake City. Mentre George staccava gli animali, un uomo su un carro trainato da un mulo passò accanto a loro. Era un messaggero di Brigham Young e stava cercando George sin dalla notte precedente. Disse che Brigham si aspettava che George fosse ormai già arrivato in città. La Chiesa stava nuovamente inviando missionari e un gruppo di anziani stava aspettando di partire con George nella sua missione negli Stati Uniti orientali.

George era confuso. Quale missione ad est? In meno di mezz’ora, lui ed Elizabeth avevano riempito una piccola valigia e si erano precipitati a Salt Lake City con John, mentre David li seguì dopo poco con Sarah Jane e l’attrezzatura per la stampa. George arrivò in città il mattino seguente alle cinque e si recò nell’ufficio di Brigham immediatamente dopo colazione. Brigham lo salutò e gli chiese: “Sei pronto?”.

“Lo sono”, disse George.

Brigham si rivolse a uno degli uomini che aveva accanto. “Te l’avevo detto che sarebbe stato pronto”, disse. Un archivista allora porse a George le istruzioni per la sua missione.11

La legislatura territoriale dello Utah stava nuovamente inviando al Congresso degli Stati Uniti una petizione con la richiesta di divenire uno stato e di avere il diritto di eleggere o nominare tutti gli ufficiali del governo locale. Sapendo che una nuova petizione in tal senso sarebbe fallita se l’opinione pubblica fosse rimasta ostile alla Chiesa, Brigham voleva che George svolgesse una missione speciale in cui presiedere sui santi dell’Est, pubblicare articoli di giornale positivi sulla Chiesa e migliorarne la reputazione in tutto il paese.12

George sentì immediatamente il peso della missione. Sarebbe dovuto partire il giorno dopo senza avere così il tempo di sistemare la sua famiglia nella valle. Eppure credeva che il Signore gli avrebbe fornito un modo per compiere la Sua volontà. Le esperienze vissute da George alle Hawaii e in California lo avevano preparato per una missione di tale portata e responsabilità. Sapeva anche che i suoi fratelli e sorelle e gli altri parenti, tra cui i suoi zii Leonora e John Taylor, avrebbero potuto aiutare le sue mogli e i suoi figli.

Brigham benedì George e lo mise a parte come missionario. George poi benedì Elizabeth e John e li affidò insieme a Sarah Jane, che era ancora in viaggio verso nord, alle cure del Signore. Il pomeriggio seguente partì con un gruppo di missionari verso est, oltre le Montagne Rocciose.13


Nel frattempo, a Fort Ephraim, nella Valle di Sanpete, Augusta Dorius Stevens finalmente aveva la maggior parte della famiglia vicina. Le sue cognate Elen e Karen avevano seguito suo padre Nicolai a Fort Ephraim quando i santi si erano trasferiti a sud. I fratelli maggiori di Augusta, Carl e Johan, erano arrivati poco dopo, una volta rilasciati dal loro servizio di guardia a Salt Lake City. Anche Rebekke, la sua sorella minore, viveva in città. Soltanto la loro madre, Ane Sophie, si trovava ancora in Danimarca e non era un membro della Chiesa.14

Da quando aveva sposato Henry Stevens quattro anni prima, Augusta aveva mandato avanti la casa e si era presa cura della prima moglie malata di Henry, Mary Ann, a cui voleva molto bene.15 A diciannove anni inoltre Augusta era diventata la prima presidentessa della Società di Soccorso femminile di Fort Ephraim. Oltre ad occuparsi degli ammalati e dei sofferenti, lei e le sue sorelle della Società di Soccorso tessevano, confezionavano trapunte, fornivano cibo e rifugio ai bisognosi e si prendevano cura degli orfani. Quando qualcuno in città moriva, ne lavavano e vestivano il corpo, confezionavano abiti per la sepoltura, confortavano i cari in lutto e conservavano il corpo prima del funerale con ghiaccio del fiume San Pitch.16

Poco prima che la famiglia Dorius si ricongiungesse, Augusta aveva dato alla luce un bambino, Jason, che era morto durante un’epidemia prima di compiere un anno. Nonostante il suo dolore, ella aveva trovato calore e un po’ di conforto nella grande comunità di santi scandinavi nella Valle di Sanpete, santi che, legati da usanze, tradizioni e lingua comune, si facevano forza a vicenda per affrontare le prove della loro nuova casa. Mentre si trovavano in missione, i suoi fratelli avevano istruito e battezzato molti di questi santi, il che senza dubbio rinsaldava il legame che lei aveva con loro.

Quando Carl e Johan arrivarono a Fort Ephraim, nel 1858, si cimentarono nell’agricoltura, ma le cavallette distrussero le loro coltivazioni. Coloni più esperti come Augusta e Henry avevano affrontato prove simili mentre coltivavano nella Valle di Sanpete. I primi santi giunti nella zona avevano dovuto far fronte a diversi anni di gelate devastanti e di infestazioni di insetti. Per sopravvivere, vivevano insieme in due forti, lavoravano la terra in comune e condividevano l’acqua di irrigazione. Quando alla fine ci fu un buon raccolto, riempirono i granai e immagazzinarono altro cibo.17

Nell’estate del 1859, la vita di Augusta cambiò. Brigham Young aveva chiamato diverse famiglie di Sanpete a stabilirsi nei pressi del vecchio insediamento di Spring Town, dove Augusta aveva vissuto brevemente quando era appena arrivata nella valle. Augusta e Henry vi si trasferirono poco dopo. Gli uomini valutarono il sito per la città e duecentosessanta ettari di terra da coltivare. La terra fu poi divisa in lotti da due e quattro ettari e distribuita tra le famiglie. Presto il nuovo insediamento fu abbellito con case, casette e una casa di riunione di tronchi. Poiché nella zona vivevano molti danesi, i residenti le diedero il soprannome di Piccola Danimarca.18

Dopo essersi insediati a Spring Town, Henry iniziò a costruire un mulino. Quell’inverno, mentre tagliava e trasportava il legname sulle montagne, si prese un terribile raffreddore che ben presto si trasformò in una tosse opprimente. La tosse divenne asma e rese difficile a Henry lavorare. In città non c’erano dottori, così Augusta provò ogni rimedio che poteva trovare per aiutare Henry a respirare meglio. Nulla servì.19

Circa un anno dopo il trasferimento di Augusta e Henry a Spring Town, la Prima Presidenza richiamò i fratelli di Augusta, Johan e Carl, in missione in Scandinavia. Poiché nessuno dei due aveva i mezzi per viaggiare, i santi di Fort Ephraim e di Spring Town fornirono loro un carro, un cavallo e un mulo.20


Nell’estate del 1860, alcuni mesi dopo che i fratelli Dorius avevano iniziato la missione, George Q. Cannon fu richiamato a casa dalla sua missione nell’Est.21 Negli ultimi due anni, lui e Thomas Kane, alleato di vecchia data dei santi, avevano pubblicato diversi articoli positivi sulla Chiesa nei giornali e avevano fatto pressioni in suo favore. Lavorando a stretto contatto con Karl Maeser e altri dirigenti della Chiesa, George aveva anche rafforzato i santi di New York, Boston, Philadelphia e di altri rami orientali.22

Tuttavia, l’opinione pubblica era ancora fortemente ostile alla Chiesa. Un nuovo partito politico, i Repubblicani, si era formato di recente allo scopo di mettere fine alla schiavitù e alla poligamia, denunciando queste pratiche come “resti gemelli del barbarismo”23. I repubblicani collegavano le due pratiche poiché, sbagliando, presumevano che le donne fossero costrette al matrimonio plurimo senza avere via di scampo. Delle due questioni, tuttavia, la schiavitù era quella che causava la rottura più profonda nella nazione, portando molte persone, tra cui George, a predire una calamità nazionale.

“Nessun uomo che ami la libertà e le istituzioni libere e liberali può essere testimone di queste cose senza accorgersi che la gloria della nostra nazione sta rapidamente svanendo”, scrisse George in un lettera indirizzata a Brigham Young. “La distruzione del governo degli Stati Uniti è inevitabile. È solo una questione di tempo”24.

Durante la sua missione, George aveva inoltre ricevuto una lettera da Brigham Young in merito a una recente decisione presa dalla Prima Presidenza e dal Quorum dei Dodici. In una riunione tenutasi nell’ottobre del 1859, Brigham aveva proposto la chiamata di un nuovo apostolo per sostituire Parley Pratt. Aveva chiesto dei nomi ai Dodici. “Qualsiasi uomo fedele avrà l’intelligenza sufficiente a magnificare questa chiamata”, aveva detto Brigham ai Dodici.

“Mi piacerebbe sapere in base a quale principio si devono scegliere degli uomini”, aveva detto Orson Pratt, il fratello minore di Parley.

“Se un uomo che mi viene suggerito è un uomo di buon senso, in possesso delle sole qualifiche della fedeltà e dell’umiltà sufficienti a ricercare il Signore per avere conoscenza e che ripone la sua fiducia in Lui per ricevere forza”, aveva replicato Brigham, “io preferirei lui ad un uomo istruito e talentuoso”.

“Se il Signore dovesse designare un ragazzo di dodici anni, questi sarebbe la persona che noi tutti saremmo disposti a sostenere”, aveva detto Orson. “Ma se la scelta viene lasciata al mio giudizio, sceglierei un uomo di esperienza che è stato messo alla prova in molte situazioni, fedele e diligente, un uomo di talento che potrebbe difendere la Chiesa in qualsiasi posizione fosse posto”.

Brigham aveva ascoltato gli apostoli fare i nomi di diversi uomini per la posizione. “Nomino George Q. Cannon per essere uno dei Dodici”, aveva detto poi. “È modesto, ma non credo che lascerà che la modestia abbia la meglio sul suo obbligo a svolgere il proprio dovere”25.

La chiamata di George fu annunciata alla conferenza generale di primavera, mentre George si preparava a tornare a casa. Egli accettò la nomina consapevole delle proprie debolezze e della propria indegnità. “Tremo di paura e timore”, scrisse il trentatreenne a Brigham poco dopo aver saputo della chiamata, “e gioisco al pensiero della bontà e del favore del Signore e dell’amore e della fiducia dei miei fratelli”26.

Alcuni mesi dopo, mentre viaggiava verso casa, George precedette alcune compagnie di carri e due compagnie di carretti a mano, che aveva organizzato con santi provenienti dai rami dell’Est, dall’Europa e dal Sudafrica.27

Memore della tragedia dei carretti a mano del 1856, George saggiamente mandò l’ultima compagnia di carretti davanti a diverse carovane. “Ho cercato di prendere ogni precauzione per evitare qualsiasi incidente”, informò Brigham, “e credo sinceramente che con la benedizione del Signore raggiungeranno le loro destinazioni in sicurezza”28.


Tra i santi in viaggio con George quella stagione c’era il patriarca della Chiesa John Smith. John era arrivato nell’Est alla fine del 1859 per cercare ancora una volta di aiutare sua sorella Lovina e la famiglia di lei a radunarsi nello Utah. Mentre aspettavano che la stagione dell’emigrazione avesse inizio, lui e Lovina fecero visita ai loro parenti Smith a Nauvoo, tra cui la zia Emma e i suoi figli.29

Emma conduceva una vita tranquilla a Nauvoo. Viveva ancora alla Nauvoo Mansion e possedeva delle proprietà precedentemente appartenute alla Chiesa che Joseph le aveva dato prima di morire nel 1844. Egli le aveva ceduto il terreno in buona fede, ma alcuni dei suoi creditori avevano richiesto la vendita della proprietà per essere pagati, ritenendo di essere stati da lui imbrogliati. Essi non riuscirono a provare le loro accuse. La questione fu sistemata nel 1852 quando un giudice federale decretò che tutte le proprietà di cui Joseph era stato amministratore fiduciario per la Chiesa che eccedevano la soglia dei dieci acri potessero essere vendute per saldare i suoi debiti. Come vedova di Joseph, a Emma fu garantito un sesto dei proventi della vendita che ella usò per ricomprare alcuni terreni per provvedere alla sua famiglia.30

John e Lovina trovarono che i loro parenti stessero bene, ma che erano divisi per quanto riguardava la religione. La cugina Julia aveva sposato un cattolico e si era convertita alla religione del marito. I quattro figli di Joseph ed Emma, tuttavia, si consideravano ancora santi degli ultimi giorni, benché rigettassero alcuni dei principi che il loro padre aveva insegnato a Nauvoo, in particolare il matrimonio plurimo.31

John non ne fu sorpreso. Nonostante Emma sapesse che suo marito aveva predicato e praticato in privato il matrimonio plurimo, suo figlio Joseph III credeva che fosse stato Brigham Young a introdurre il principio tra i santi dopo la morte del profeta Joseph. Quando la famiglia di John era stata evacuata da Nauvoo nel 1848, John aveva cercato di convincere Joseph III ad andare all’Ovest con lui e a continuare l’opera dei loro padri. Joseph III si era categoricamente rifiutato.

“Se con questo intendi dire che io debba sostenere il principio del matrimonio spirituale e le altre istituzioni introdotte alla loro morte”, aveva risposto Joseph III, “sarò sicuramente il tuo più acerrimo nemico”32.

Per molti anni Joseph III aveva mostrato poco interesse a guidare una chiesa. Tuttavia, il 6 aprile 1860, dopo la visita di John e Lovina, Joseph III ed Emma parteciparono alla conferenza di una “Nuova Organizzazione” di santi che avevano rifiutato la guida di Brigham Young ed erano rimasti nel Midwest. Durante quell’incontro, Joseph III aveva accettato di guidare la Nuova Organizzazione e aveva preso le distanze dai santi dello Utah condannando il matrimonio plurimo.33

Alcuni mesi dopo, John si incamminò verso ovest con Lovina e la sua famiglia. Karl e Anna Maeser viaggiavano nella loro stessa compagnia. Non abituato alla vita lungo la pista accidentata, il giovane insegnante fece del suo meglio per guidare il tiro di buoi, ma alla fine assunse un conducente che facesse il lavoro al posto suo. Una tosse convulsa afflisse i bambini della compagnia per parte del viaggio, che però fu per lo più tranquillo.34

Il 17 agosto, a circa duecentosessanta chilometri da Salt Lake City, il figlio quattordicenne di Lovina, Hyrum Walker, si sparò accidentalmente ad un braccio. Sperando di salvare la vita del nipote, se non il braccio, John subito affidò la guida della compagnia ad un altro uomo, pose Hyrum su un carro trainato da muli e si diresse di corsa con lui e Lovina verso la valle.

Il carro arrivò a Salt Lake City nove giorni dopo e un dottore fu in grado di guarire il braccio di Hyrum. Messo in salvo il nipote, John ritornò alla sua compagnia e la guidò in città il primo settembre.35


Il 4 novembre 1860 Wilford Woodruff diede il benvenuto a un uomo di nome Walter Gibson di ritorno a Salt Lake City. Walter era un viaggiatore e un avventuriero. Da giovane era stato in Messico e in Sud America, aveva solcato gli oceani ed era fuggito da una prigione olandese sull’isola di Giava.36

Secondo ciò che raccontava, Walter aveva sentito una voce in prigione che gli aveva suggerito di stabilire un potente regno nel Pacifico. Per anni aveva cercato un popolo che lo aiutasse a portare a termine questa missione, ma non era mai riuscito a trovare un gruppo di persone adatto finché non aveva sentito parlare dei Santi degli Ultimi Giorni. Nel maggio del 1859 aveva scritto a Brigham Young e gli aveva proposto un piano per radunare la Chiesa nelle isole del Pacifico. Si era recato a Salt Lake City con i suoi tre figli poco dopo e si era unito alla Chiesa nel gennaio del 1860.37

Wilford era diventato amico di Walter durante quell’inverno, partecipando spesso alle conferenze che teneva sui suoi viaggi o incontrandolo ad eventi sociali.38 Brigham non aveva alcun interesse nella proposta di Walter di un nuovo luogo di raduno, ma aveva visto del potenziale nel nuovo convertito.39 Walter sembrava abile, eloquente e ansioso di servire la Chiesa. Nell’aprile del 1860, la Prima Presidenza lo aveva chiamato a svolgere una breve missione all’Est, chiamata che Walter aveva accettato con entusiasmo.40

Ora, sei mesi dopo, Walter aveva fatto ritorno nello Utah con notizie entusiasmanti. Mentre si trovava a New York City, aveva parlato dei santi ad un ufficiale all’ambasciata giapponese e aveva ricevuto l’invito a recarsi in Giappone. Credendo di poter instaurare un buon rapporto con i giapponesi, Walter voleva accettare l’invito e aprire la via per l’opera missionaria in quella terra. Da lì, credeva, il vangelo restaurato avrebbe potuto diffondersi in Siam e in altre nazioni della regione.

“Sarò guidato, come mi è stato comandato, interamente dallo Spirito di Dio”, disse ai santi durante una riunione tenutasi il 18 novembre. “So che mi sentirò come a casa con tutte le nazioni dei figli della famiglia umana”41.

L’idea di mandare Walter in Asia emozionava Wilford. “Il Signore ha aperto la porta davanti a lui in maniera meravigliosa”, appuntò nel suo diario.42

Brigham era d’accordo. “Il fratello Gibson ci lascerà per andare in missione”, disse ai santi durante la riunione. “Per quel che ne so, è arrivato qua perché lo ha condotto il Signore”43.

Il giorno seguente, Heber Kimball e Brigham imposero le mani sul capo di Walter. “Nella misura in cui il tuo occhio sarà rivolto unicamente alla gloria di Dio, e invocherai il Suo nome, cercherai la Sua saggezza e cercherai di essere umile e mite dinanzi al Signore, e il tuo occhio sarà rivolto al bene e al benessere dei figli dell’uomo”, dichiarò Heber, “allora sarai grandemente benedetto e radunerai il casato di Israele e porterai molti al pentimento e li battezzerai e confermerai su di loro lo Spirito Santo”44.

Walter e sua figlia, Talula, si misero in viaggio verso il Pacifico due giorni dopo.45


Un mese dopo la partenza di Walter, lo stato della Carolina del Sud, negli Stati Uniti meridionali, si separò dalla nazione, temendo che la recente elezione di Abraham Lincoln alla presidenza degli Stati Uniti avrebbe modificato l’equilibrio del potere politico ed economico nel paese e avrebbe portato alla fine della schiavitù. Wilford Woodruff riconobbe immediatamente l’allarmante evento come l’adempimento di una rivelazione che Joseph Smith aveva ricevuto ventotto anni prima. Il giorno di Natale del 1832, il Signore aveva avvertito il profeta che una ribellione avrebbe presto avuto inizio nella Carolina del Sud e avrebbe portato alla morte e alla miseria di molte persone.46

“Con la spada e con spargimento di sangue gli abitanti della terra piangeranno; e con carestie, e piaghe, e terremoti, e tuoni dal cielo, e anche con fulmini vividi e feroci, gli abitanti della terra sentiranno l’ira, l’indignazione e la mano castigatrice di Dio Onnipotente, finché la consunzione decretata avrà operato la fine completa di tutte le nazioni”.47

“Dovremmo prepararci per un periodo terribile negli Stati Uniti”, scrisse Wilford nel suo diario il primo gennaio 1861. “Ci sono presagi funesti all’orizzonte e la nostra nazione è destinata alla distruzione”48.